Frutta e verdura a km 0
- Articolo tratto da:
- Donnamoderna.com
Comprare frutta e verdura a km 0 è a tutti gli effetti uno dei food trend più potenti degli ultimi dieci anni. Il consumo consapevole, a filiera corta, il rapporto con il produttore, la conoscenza dei terreni in cui nascono gli ortaggi di stagione: tutti questi elementi sono diventati sempre più importanti nelle scelte di ciò che il consumatore va ad acquistare. Perché comprare a km 0 significa fare un atto d'amore verso il pianeta e verso le nostre tasche.
I prodotti a km 0 sono anche detti a "filiera corta". Entrambe le espressioni mirano a trasferire un senso di prossimità, di vicinanza del prodotto al luogo di vendita. Dunque cosa sono i prodotti a km 0? Sono beni di consumo, solitamente generi alimentari, la cui vendita avviene in un'area molto vicina, a pochissimi chilometri, da quella in cui vengono prodotti.
L'acquisto di prodotti a km zero è una scelta che può essere fatta direttamente nelle fattorie che li producono o nei marcatini della Coldiretti. L'obiettivo è ridurre la distanza tra produttore e consumatore a beneficio soprattutto dell'ambiente. Trasportare alimenti da una parte all'altra del pianeta costa, in termini economici e ambientali. Portarli dal campo alla tavola può essere un cammino lungo, con massicce emissioni di anidride carbonica dovuta a trasporti e imballaggi. Oppure brevissimo, se scegli i prodotti a km zero. In più, acquistare prodotti nostrani, più freschi e in linea con le stagioni fa bene al tessuto sociale e anche al nostro organismo. Infatti il nostro corpo sa esattamente quando ha bisogno di certi nutrienti: lo decide la natura, mettendo a nostra disposizione frutta e verdura solo in precisi momenti dell'anno.
Chi sceglie di comprare prodotti a km 0, sceglie un approccio di consumo critico, in cui ogni consumatore è consapevole delle scelte che fa, indirizzando anche i meccanismi produttivi. Una persona così ascolta le stagioni e sceglie ciò che la natura offre in un momento preciso.
Ora vediamo come si può fare la spesa a km 0. Una prima strategia è quella dell'acquisto diretto dal produttore. Sono i farmers market, cioè la cosiddetta spesa del contadino. In piccole realtà urbane o nei paesi di campagna, questi artigiani della terra espongono la propria merce e interagiscono direttamente con i consumatori. Non di rado i prezzi sono più bassi che al supermercato, a fronte di una materia prima eccezionale.
Ci sono anche gli aggregatori di piccoli produttori, che portano i contadini anche nel cuore delle grandi città. Ne è un esempio Campagna Amica di Coldiretti. Nata nel 2008, questa operazione riunisce gli interessi degli agricoltori e dei contadini e li lega al territorio. I Mercati di Campagna Amica sono dei luoghi in cui è possibile vendere i prodotti agricoli, italiani e a km 0. Tutto quello che si vende su questi banchi è di stagione, selezionato accuratamente, fresco e di origine controllata e garantita.
I Gruppi di Acquisto Solidale sono invece persone che decidono di unirsi per effettuare acquisti di prodotti alimentari o beni di uso comune all'ingrosso. Si inizia a parlare di GAS alla fine degli anni Novanta, in concomitanza con la pubblicazione della Guida al Consumo Critico da parte del Centro Nuovo Modello di Sviluppo. Il primo gruppo nasce a Fidenza nel 1994. I vantaggi sono il rispetto del produttore, dell'ambiente, la promozione del consumo locale e anche della solidarietà tra le famiglie che si riuniscono per l'acquisto.
A ottobre 2018 è stata approvata alla Camera una normativa sulla valorizzazione e la promozione dei prodotti a km 0 in Italia. L'obiettivo è favorire o sostenere il commercio di prodotti del territorio, delle economie locali nell'ottica di una scelta del consumatore "sana e ambientale" che "tuteli chi sceglie il cibo locale e chi lo produce".
La normativa attuale definisce prodotti a km 0 quelli che vengono venduti e consumati nel raggio di 70 km dal luogo di coltivazione e di trasformazione della materia prima. Nella nuova proposta di legge che attende di essere votata al Senato, si definisce anche la filiera corta: si tratta di una commercializzazione priva di intermediari commerciali (o con al massimo uno), senza tenere conto cooperative, consorzi, organizzazioni di produttori e le organizzazioni interprofessionali.
Il Regolamento UE n.1305/2013 definisce prodotti agricoli e alimentari da filiera corta come "provenienti da una filiera di approvvigionamento, formata da un numero limitato di operatori economici che si impegnano a promuovere la cooperazione, lo sviluppo economico locale e stretti rapporti socio-territoriali tra produttori, trasformatori e consumatori".
La nuova normativa va a definire le regole per l'istituzione dei loghi di identificazione "chilometro zero o utile" e "filiera corta". Devono essere esposti nei luoghi di vendita diretta, nei mercati e nei ristoranti che li utilizzano. Sono obbligati a mostrarli anche i supermercati e i locali che espongono questi prodotti per la vendita, oltre che alle piattaforme informatiche che vendono questi prodotti.
I prodotti a km 0 sono l'esempio materiale della stagionalità di frutta e verdura. Seguendo questo ritmo è possibile nutrirsi di prodotti sempre diversi, dall'altissimo profilo nutritivo. Oggi possiamo nutrirci di ogni tipo di alimento in ogni momento dell'anno grazie alle colture in serra e alla facilità dei trasporti. Anche l'allungamento della shelf life grazie a specifici imballaggi, permette di avere primizie in ogni momento dell'anno. Ma non è così che la natura ha pensato per noi i suoi frutti.
Comprare frutta e verdura secondo la stagionalità e a km 0 permette di salvaguardare la biodiversità del pianeta. Viviamo in un continente, l'Europa, in cui ci sono moltissime specie vegetali e animali. Secondo il WWF l'Italia è il Paese europeo più ricco di biodiversità e questa ricchezza va preservata.
Chi acquista a km 0 evita gli intermediari della grande distribuzione che, anche se in minima parte, aggiungono margini economici al prezzo del prodotto. Inoltre, non essendoci il trasporto, viene eliminato anche il costo di spedizione e carburante. Insomma, i prodotti a km 0 e a filiera corta costano decisamente meno.
Osservando ciò che si acquista, relazionandosi col produttore e organizzando la spesa settimanale, si arriva anche a spendere molto meno rispetto all'acquisto quotidiano presso il punto vendita di catena. Inoltre, la consapevolezza durante la spesa è il primo motore per limitare gli sprechi.
Comprare prodotti a km 0 significa rinunciare a confezioni in plastica che occupano tantissimo spazio tra i rifiuti da riciclare e richiedono moltissime risorse naturali per essere prodotti (se non ottenuti da plastiche o materiali di riciclo).
Se un cespo di insalata deve compiere solo il tragitto che va dalla terra alle nostre mani, viene a mancare il trasporto e di conseguenza vengono limitate le emissioni di CO2, oltre a far diminuire il numero di mezzi pesanti in circolazione. Il che significa anche più sicurezza per le strade.